Successo per il
convegno dal titolo “La tragedia delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata”, tenuto
ieri, sabato 15 febbraio 2020, nella sala del consiglio comunale di Castel
Sant’Elia (VT).
La conferenza, organizzata
dall’amministrazione comunale in collaborazione con il Comitato 10 Febbraio, ha
visto la partecipazione di un folto pubblico.
“Dopo aver visto il
film “Red Land” – ha esordito Claudio Darida – molti
concittadini ci hanno
confidato che non pensavano fosse accaduta una tragedia così grande. Con questo
convegno abbiamo voluto ricordare il dramma delle foibe e l’esodo di migliaia
di nostri connazionali, che in Italia furono fortemente osteggiati dai
comunisti.”
“Il silenzio imposto su
queste vicende era un modo per non ricordare – ha detto
Vincenzo Girolami,
Sindaco di Castel Sant’Elia – per mantenere impressa nei nostri cuori questa
storia, come amministrazione comunale abbiamo intitolato una piazza della
nostra cittadina ai Martiri delle Foibe.”
Documentato e
approfondito l’intervento di Giulio Morera, dottore in Storia Contemporanea,
che ha riassunto le vicende storiche del confine orientale d’Italia, la nascita
del concetto di nazionalità, la prima guerra mondiale, il trattato di pace e la
cosiddetta “vittoria mutilata”, la seconda guerra mondiale e le foibe, l’esodo
e le mire annessionistiche di Tito. “L’esodo di tanti italiani fu indotto dalla
violenza degli jugoslavi – ha detto Morera – questa tragedia è stata occultata
per troppi anni.”
“Stiamo rompendo un
muro di omertà e silenzio che dura da molto tempo – ha detto Maurizio Federici,
presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo – e questo infastidisce i
negazionisti che quest’anno si sono scatenati, nonostante che il Presidente della
Repubblica Mattarella abbia pronunciato parole durissime contro i revisionismi.
Da ricordare – ha concluso Federici – che nelle foibe, oltre a migliaia di
italiani, finirono serbi, croati e sloveni che si opponevano alla dittatura
comunista di Tito.”
È stato Silvano Olmi,
giornalista e dirigente nazionale del Comitato 10 Febbraio, con l’ausilio di
numerose diapositive, a spiegare gli eventi storici che portarono al dramma delle
foibe e provocarono l’esodo di 350 mila italiani. “Fu l’imperatore Francesco
Giuseppe a opprimere la popolazione di lingua italiana, che da secoli viveva in
quelle terre – ha detto Olmi – nel 1866 diede precisi ordini per la
germanizzazione del Tirolo del Sud, l’attuale Alto Adige, e la slavizzazione
della Dalmazia, di Trieste e l’Istria, favorendo l’immigrazione di elementi non
italiani e fedeli all’Impero. Ancora negli anni ’90 del secolo scorso, sui
libri di storia non si parlava delle foibe. Anche la Tuscia ha dato il suo
tributo di sangue per l’italianità del confine orientale d’Italia. Sono 15 i nostri
conterranei, nati a Viterbo e provincia, che hanno perso la vita, finendo nelle
foibe, fucilati e gettati in fosse comuni o morti di stenti nel campi di
concentramento comunisti. Quest’anno ricorre il centenario della nascita di
Norma Cossetto – ha concluso Olmi – il Comitato 10 Febbraio organizzerà tanti
eventi per ricordare il sacrificio della giovane martire istriana, simbolo
della violenza sulle donne.”
“Le foibe e l’esodo
erano fenomeni sconosciuti – ha detto la professoressa Cecilia Maria Paolucci, in
conclusione della manifestazione – grazie alla legge che ha istituito il Giorno
del Ricordo e all’opera instancabile del Comitato 10 Febbraio, gli italiani
sono informati di questa tragedia italiana. Purtroppo c'è ancora chi nega e
minimizza questi fatti – ha concluso la Paolucci – il nostro dovere è quello di
non dimenticare.”
Il presidente Federici
ha consegnato ai relatori il simbolo del Comitato 10 Febbraio, appuntando sul
petto di ciascuno di loro il fiocco tricolore.
Comitato
10 Febbraio, Viterbo
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