Di Vincenzo Manna, con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Valentina Carli, Edoardo Frullini, Federico Le Pera, Caterina Marino, Andrea Monno, Giulia Paoletti. Regia Giuseppe Marini. Lo spettacolo è sostenuto da Amnesty International
Spettacolo sostenuto da Amnesty International, La classe di Vincenzo Manna, regia di Giuseppe Marini, con Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Valentina Carli, Edoardo Frullini, Federico Le Pera, Caterina Marino, Andrea Monno, Giulia Paoletti arriva al Teatro dell’Unione domenica 20 febbraio, ore 18, nell’ambito della stagione nata dalla collaborazione tra il Comune di Viterbo e ATCL Circuito multidisciplinare del Lazio, sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio.
Il progetto "La Classe" vede la sinergia di soggetti operanti nei settori della ricerca (Tecné), della formazione (Phidia), della psichiatria sociale (SIRP) e della produzione di spettacoli dal vivo.
Il progetto prende avvio da una ricerca condotta da Tecné, basata su circa 2.000 interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni, sulla loro relazione con gli altri, intesi come diversi, altro da sé, e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non
prossimo.Gli argomenti trattati nel
corso delle interviste hanno rappresentato un importante contributo alla
scrittura drammaturgica del testo "La
Classe" di Vincenzo Manna.
Un innovativo esperimento di data storytelling che prevede inoltre, in collaborazione con Phidia e Sirp Lazio, la realizzazione di una serie di incontri-lezioni sul tema dell'accoglienza con gli studenti di alcuni istituti scolastici del territorio laziale.
I giorni di oggi. Una cittadina
europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono
il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A
peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi
profughi più vasti del continente che ha ulteriormente deteriorato un tessuto
sociale sull’orlo del collasso ma, paradossalmente, ha anche portato lavoro:
non ultima, la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei
rifugiati. Alla periferia della cittadina, in uno dei quartiere più popolari, a
pochi chilometri dallo “Zoo”, c’è una scuola superiore, un istituto comprensivo
specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. La scuola, le
strutture, gli studenti e il corpo docente sono specchio esemplare della
depressione economica e sociale della cittadina.
Albert, straniero di terza
generazione intorno ai 35 anni, laureato in Storia, viene assunto all’istituto
comprensivo nel ruolo di professore potenziato: il suo compito è tenere per
quattro settimane un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per
motivi disciplinari. Dopo anni in “lista d’attesa”, Albert è alla prima
esperienza lavorativa ufficiale. Il preside dell’istituto gli dà subito le
coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna
rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che,
nell’interesse della scuola, devono adempiere all’obbligo scolastico e
diplomarsi il prima possibile.
Tuttavia, intravedendo nella
loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert riesce a far breccia nel
loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona
la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare a un concorso, un
“bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli
adolescenti vittime dell’Olocausto”.
Gli studenti, inizialmente
deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli
mostra un documento che gira da qualche tempo nello “Zoo”: foto e carte di un
rifugiato che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di
catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. Il regime,
grazie all’appoggio di alcune nazioni estere, nell’indifferenza pressoché
totale delle comunità internazionali, è impegnato in una sanguinosa guerra
civile che sta decimando intere città a pochi chilometri dal confine europeo. È
il conflitto da cui la maggior parte dei rifugiati dello “Zoo” scappano. È
quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare. La cittadina viene
però scossa da atti di violenza e disordine sociale, causati dalla presenza
dello “Zoo”. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per
Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo.
Il progetto e lo spettacolo sono sostenuti da
Teatro
dell’Unione
piazza
Giuseppe Verdi - Viterbo
La
biglietteria del Teatro è aperta dal martedì al sabato con orario 10.00 – 13.00
e 15.00 – 19.00.
Aperto
anche di domenica, con gli stessi orari, solo in caso di spettacoli o altre
attività.
Chiuso
il lunedì.
Per
informazioni: www.teatrounioneviterbo.it e teatrounioneviterbo@gmail.com
Tel.
388.95.06.826
Facebook Teatro dell'Unione
Twitter @teatrounione
Instagram @teatrounione
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