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30 dicembre 2019

TARQUINIA - IL MESTIERE DELLO “SCARICABARILE”


Lo aveva già annunciato a poche ore dall’elezione: Alessandro Giulivi non sarebbe stato il Sindaco di tutti. Ne abbiamo l’ennesima riprova.
Alla luce delle dichiarazioni rilasciate durante l’ultima conferenza stampa, che non possiamo che definire imbarazzanti, si deduce che la collaborazione con un’Amministrazione che impone e non dialoga diventi sempre più difficile.
Le parole del Sindaco lasciano poco spazio all’interpretazione: al Lido è colpa dei gestori se le recenti mareggiate hanno divorato il litorale, e mentre questi affrontano le difficoltà dovute alle intemperie di questi giorni, il primo cittadino si concede una battuta – che dev’essergli parsa simpatica – affermando che chiederà aiuto in Vaticano per spostare le mareggiate. Crediamo che
un’affermazione simile non necessiti commenti.
E il Presepe Vivente? Questione liquidata in maniera rapida e semplicistica: non si è svolto per presunti dissidi all’interno dell’associazione organizzatrice.
Il mestiere tanto italico dello “scaricabarile”.
Il Lido di Tarquinia è in attesa di una poderosa riqualificazione che funga da volano per rilanciare il turismo. La questione della destagionalizzazione non esclude la necessità di interventi volti ad arginare fenomeni atmosferici di forte intensità come quelli accaduti il mese scorso. I soldi pubblici per il ripascimento sono stati stanziati: oltre 100.000 € dalla Regione Lazio per i lavori - già in opera da metà dicembre – alla Foce di Ponente e a quella di Levante, a fronte dei 2.5 milioni di euro sbloccati dal Ministero dell’Ambiente e disponibili da febbraio 2020 per il piano relativo al dissesto idrogeologico nell’area della Riserva Naturale delle Saline.
Il fatto che il Presepe Vivente sia una “cosa di paese”, in realtà, ci inorgoglisce anche. Una “cosa di paese” avviene quando parte della comunità si unisce e collabora per un fine comune. Un fine, in questo caso, che ha dato lustro alla città sin dalla sua prima edizione ed è andato arricchendosi negli anni. Se si dialogasse con la cittadinanza ci si renderebbe conto di quanto la nostra piccola economia – piccola, Sindaco, perché siamo a Tarquinia non a New York – abbia risentito dell’assenza di questa manifestazione.
Riempirsi la bocca della parola “cultura” colpendo chi se ne fa promotore non è utile, e di segnali inequivocabili della direzione intrapresa ne abbiamo avuti in abbondanza.
Una “buona amministrazione” è quella in grado di mantenere l’esistente ed adeguarlo a standard di efficienza sempre maggiori, non quella che eradica il tessuto sociale di una comunità e la decontestualizza.
Deve essere Tarquinia il nostro modello, con le sue eccellenze nei più svariati ambiti culturali che vanno valorizzate, collocate.
L’arroganza delle parole non va, per il momento, di pari passo con la capacità di amministrare.
Adesso, signor Sindaco, ci si occupi del quotidiano, delle buche nelle strade, di combattere per riportare l’ambulatorio oncologico a pieno regime, di approntare un piano per l’igiene pubblica. Ci si occupi intanto di mantenere – ed anzi, incentivare – le realtà già esistenti, fornendo sostegno ed individuando soluzioni, rendendo l’amministrazione la prima promotrice di miglioramento di iniziative certamente private, ma che recano lustro a tutta la cittadinanza. Buona amministrazione significa anche favorire – e non contrastare – l’associazionismo volontario, significa ricercare soluzioni e non individuare colpevoli.  Soltanto dopo si potrà pensare in grande.
Partito Democratico Circolo “Domenico Emanuelli” Tarquinia

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