L’amministrazione comunale non dimentica di commemorare Enrico Mancini - nato a Ronciglione il 12 ottobre 1896, fucilato il 24 marzo 1944 - martire delle Fosse Ardeatine, a cui Ronciglione ha intitolato il piazzale omonimo.
La commemorazione di questa giornata
assume quest’anno un significato ancor più profondo, in quanto vedrà la
partecipazione dell’On. Massimiliano Smeriglio, coordinatore della Commissione
per la cultura e l'istruzione del Parlamento Europeo e nipote di Enrico Mancini.
Appuntamento mercoledì 23 marzo alle ore
10.30 presso piazzale Enrico Mancini, che vedrà la partecipazione degli
studenti dell' IIS "A.Meucci” di Ronciglione.Durante la commemorazione verrà
inaugurata l'opera realizzata dall'artista Luigi Fondi dedicata al martire di
origini ronciglionesi, che verrà posizionata proprio nel piazzale omonimo.
Prenderanno parte all'evento il sindaco Mario Mengoni, il delegato alle Politiche Culturali Massimo Chiodi, l'On. Massimiliano Smeriglio, il Consigliere Regionale Enrico Panunzi, il Presidente dell'ANPI Viterbo Enrico Mezzetti, l'artista Luigi Fondi, il
DS Laura Pace Bonelli.“Ricordare
tutte le 335 vittime trucidate dai nazi-fascisti alle Fosse Ardeatine per
rappresaglia, tra le quali perse la vita il nostro concittadino Enrico Mancini,
è un dovere ed una necessità civica – ha affermato il sindaco Mario Mengoni. Rendere
omaggio a tutti coloro che lottarono e morirono per l'Italia è l’occasione per
ricordare a tutti noi quali sono le radici della Repubblica, e quale sia il
fondamentale valore della memoria per l'uguaglianza fra i popoli, per il
ripudio totale della guerra e per garantire la pace”.
“La
giornata di oggi è un omaggio doveroso ad un coraggioso
figlio della nostra terra, un patriota sul cui sangue è fondata la nostra
Repubblica. Saremo insieme alle giovani generazioni perché continui a fiorire
il seme del sacrificio dei Partigiani come Enrico Mancini” – ha commentato il
consigliere delegato alle Politiche Culturali, Massimo Chiodi.
Chi era ENRICO MANCINI?
Nato a Ronciglione (Viterbo) il 12
ottobre 1896, fucilato il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine, commerciante.
I suoi, quando era ancora bambino, si
erano trasferiti a Roma e qui Mancini aveva frequentato le elementari al
Testaccio. Presto Enrico aveva dovuto lavorare. Apprendista in una
falegnameria, aveva appreso molto bene il mestiere, specializzandosi come
ebanista. Lasciato il lavoro perché chiamato alle armi, aveva combattuto nella
Prima guerra mondiale. Ne era tornato con il grado di sergente maggiore del
Genio, una medaglia di bronzo e una croce di guerra e si era messo in proprio,
aprendo una falegnameria nella zona di Porta San Paolo. Negli anni venti, il
suo rifiuto di aderire al fascismo gli costò l'incendio del laboratorio e del
negozio di mobili, ma Mancini, nonostante i sei figli da crescere, non si
piegò. Nel 1942, si era ormai dedicato al commercio di mobili, fu tra i primi a
Roma ad aderire al Partito d'Azione, coordinandone l'attività clandestina tra
il Testaccio, l'Ostiense e la Garbatella e subito dopo l'8 settembre entrò
nella Resistenza, assumendo funzioni dirigenti nella Brigata Garibaldi. Mancini
si impegnò nel dare aiuto economico ai perseguitati politici, nell'organizzare
i militari sbandati, nel mantenere i collegamenti con i partigiani alla
macchia, nel rifornire di armi e di materiale di propaganda i gruppi della
Resistenza. Un'attività preziosissima, che fu bloccata il 7 marzo del '44,
quando i fascisti della banda Koch prelevarono Mancini nel suo ufficio, lo
portarono nella famigerata Pensione Oltremare e di lì nella Pensione Iaccarino
dove, nonostante dodici giorni di torture, non riuscirono ad estorcergli
informazioni. Rinchiuso, il 18 marzo, nel terzo braccio di Regina Coeli in
attesa di processo, vi fu prelevato quando i tedeschi decisero di compiere la
strage delle Fosse Ardeatine e qui fu eliminato.
(fonte ANPI - Associazione Nazionale
Partigiani d'Italia)
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